"Resto", risponde Cuffaro a Silvio Berlusconi che gli telefona di sera e gli dice "che gli vuole bene".
Il Presidente della Regione Sicilia, Cuffaro Salvatore, è stato condannato a cinque anni, riconosciuto colpevole nel processo per favoreggiamento ad un mafioso, come 'talpa' alla Direzione distrettuale antimafia di Palermo.
La terza sezione penale del Tribunale presieduta da Vittorio Alcamo, ha applicato a Cuffaro anche la pena accessoria dell'interdizione dai pubblici uffici.
Il processo aveva fatto a pezzi la procura di Palermo proprio per le polemiche su come mandare a processo il governatore e quali reati contestargli.
Resta tuttavia aperta un'altra indagine per concorso in associazione mafiosa su Cuffaro, aperta nello scorso maggio dal Giudice per le Indagini Preliminari Fabio Licata, dove è imputato per favoreggiamento a Cosa nostra, l'accusa più grave di 110 e 416 bis.
Cosa Nostra.
Salta finalmente fuori ora, questa parola impronunciabile, e Cuffaro non può più dire che non esiste la mafia e cosa nostra.
Non lo può più urlare con sdegnato livore, come fece alcuni anni fa di fronte a milioni di cittadini al Maurizio Costanzo e a Sammarcanda insultando ed umiliando malamente il Giudice Falcone.
Si apprende tra le altre cose, che l'appena dimissionato Ministro della Giustizia Mastella, assieme a Salvatore Cuffaro ha partecipato come testimone di nozze al matrimonio di Francesco Campanella, (mafioso "pentito" tutt'ora detenuto, ex braccio destro del boss di Villabate Nino Mandalà), avvenuto prima del suo arresto.
Agghiacciante il commento di Berlusconi a questi avvenimenti.
"Ieri Mastella, oggi Cuffaro", ha commentato Silvio Berlusconi, ribadendo che serve "un risanamento di tutto l'ambito giudiziario".
"Credo che siamo nella piena patologia e che c'è da fare un risanamento di tutto l'ambito giudiziario molto in profondità".
domenica 20 gennaio 2008
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