Pensiamoci: Franceschini dovrebbe assumersi la responsabilità di cacciare la Binetti, ma se lo fa fornisce a uno dei suoi principali alleati, Francesco Rutelli, il casus belli che aspetta da mesi per mettere in pratica la sua sospirata scissione.
E’ difficile che il segretario possa permetterlo, ed ecco perché Franceschini spara sulla Binetti sperando che si arrabbi.
Il problema così si riversa su Bersani.
Certo, se l’ex ministro prendesse una posizione chiara su questo, recupererebbe voti a sinistra, e potrebbe vincere più facilmente le primarie.
Ma se lo facesse si esporrebbe anche a quello che considera il suo tallone d’Achille:
quello di essere considerato un comunista travestito pronto ad operazioni di purga, e alla cancellazione delle identità di minoranza.
Se a cacciare la Binetti è Bersani, diventa un mangiapreti.
Se i primi due leader ragionano così, il corollario inevitabile è che alle
primarie la candidatura Marino diventi un bene-rifugio.
L’unico custode della laicità è lui – finirebbero per pensare molti iscritti – dunque lo voto.
mercoledì 14 ottobre 2009
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