Alla fine degli anni '70 una camionata di piccioli arrivò a Silvio Berlusconi in forma di fidejussioni concessegli dalla Banca Rasini; quel flusso di denaro gli consente di creare Edilnord e le prime speculazioni immobiliari.
Una seconda ondata di liquidità dalle origini ignote gli consente di mettere le mani con metodi da pirateria su Rete 4 e Italia Uno.
La Padania di Umberto Bossi nel 1998 così chiede conto a Berlusconi di quelle operazioni:
In questi giorni si attendono le dichiarazioni dei pentiti Graviano che potrebbero portare un avviso di garanzia per un possibile coinvolgimento di Berlusconi nelle stragi del '93, ma il vero attacco della mafia al Premier, che secondo loro non sarebbe stato ai patti, potrebbe essere proprio questo: indicare da dove provenivano i soldi che hanno creato l'impero del Presidente del Consiglio.
Berlusconi al primo processo Dell'Utri poteva liberarsi di quel sospetto.
Avrebbe potuto dire da dove provenivano quei soldi, ma lui invece niente.
L'uomo che parla con ossessione di sé stesso tace e con i giudici "si avvale della facoltà di non rispondere".
Perchè mai accetta di portare sulle spalle un'ombra che distrugge irrimediabilmente la sua rispettabilità nel mondo?
Cosa può essere peggio di essere accusato di aver collaborato e di essere stato finanziato dalla mafia, che in Sicilia ha fatto più morti che la guerra civile nell'Irlanda del Nord?
Che cosa c'è di peggio dell'accusa di essere mafioso, di riciclare denaro che puzza di morte e di paura?
Forse per Berlusconi sta per giungere il tempo di fare i conti con il suo passato.
Ma stavolta non nelle aule di giustizia, ma in onda, e davanti ai cittadini.
Ed in fretta, prima che sia Cosa Nostra a costringerlo, sputtanando lui e il Governo di questo disgraziato Paese che lui rappresenta.
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sabato 28 novembre 2009
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